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2 agosto 2014

EXPO: i padiglioni stranieri e gli insidiosi varchi utili per gli interessi mafiosi

Si intensifichino al massimo tutti gli sforzi utili per la sottoscrizione del Protocollo di Legalità da parte di ogni paese straniero che aderirà all’ipotesi self built.
Sia messo a disposizione dei paesi stranieri un pool di avvocati che possa coadiuvarli nella comprensione degli obblighi previsti dal suddetto protocollo e nell’adempimento di essi.
Si studino adeguati provvedimenti per negare l’accesso al sito (cantiere di appalto pubblico) a quei contraenti che hanno stipulato un contratto con un paese che non ha sottoscritto ilProtocollo di legalità e per i quali la Prefettura ravviserà l’opportunità di emanare interdittiva antimafia.
Tramite una lettera inviata al Presidente del Consiglio dei Ministri, al Presidente della Regione Lombardia, al Sindaco di Milano e al Prefetto, abbiamo voluto rappresentare la nostra preoccupazione per la possibilità che i lavori per la costruzione dei padiglioni stranieri possano far gola agli interessi mafiosi e non si abbiano le armi adeguate per combatterli. 


L’esigenza della lettera nasce dagli elementi emersi durante la seduta congiunta delle Commissioni Antimafia del Consiglio regionale della Lombardia e del Comune di Milano di venerdì 25 luglio u.s. a cui hanno partecipato, auditi, due dirigenti di Expo 2015
La Seconda edizione delle Linee-Guida per i controlli antimafia ha definito infatti che l’adesione dei Partecipanti al Protocollo di legalità sottoscritto il 13 febbraio 2012, è su base volontaria. 
Ad oggi tra i 147 Paesi aderenti ad Expo 2015, circa 60 hanno intenzione di costruire il proprio padiglione, per 12 è già stato assegnato il lotto su cui verranno effettuati i lavori, ma nessuno, a venerdì scorso, ha deciso di firmare il Protocollo.
Nel caso in cui il partecipante estero non esprima la volontà di aderire al Protocollo di Legalità, lo stesso dovrà comunque conferire a Expo 2015 S.p.A. i dati relativi a tutte le imprese che, a diverso titolo, accederanno in cantiere, con il relativo personale e con i mezzi di cantiere, affinché Expo 2015 S.p.A. possa emettere i badge d'ingresso nell'area e la Prefettura possa effettuare le verifiche ritenute opportune.
Quando però venissero evidenziate possibili situazioni «anomale» ascrivibili a fenomeni criminali rilevate dagli organismi preposti al controllo, queste verranno comunicate dalla Prefettura al Partecipante, che valuterà autonomamente le azioni da intraprendere. 
Potrebbe verificarsi che aziende per le quali sarebbe necessaria l’interdittiva antimafia operino comunque, con un contratto stipulato con un paese straniero, nell’area di cantiere Expo.
Nella lettera abbiamo anche proposto la condivisione di alcune azioni che riteniamo efficaci per colmare quei “pericolosissimi e insidiosi varchi” di cui ha parlato il Prefetto Tronca durante la sua audizione in Commissione Parlamentare Antimafia. Varchi “ in cui immediatamente si potrebbe infiltrare la criminalità organizzata”.