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14 luglio 2015

I fondi accantonati alle aziende commissariate siano destinati alle aziende escluse

Uno dei più importanti atti di lotta alla corruzione è sicuramente il Decreto Legge 90 del giugno 2014. All’articolo 32 è previsto il commissariamento per quelle aziende i cui dirigenti sono stati coinvolti in inchieste relative alla corruzione. Il comma 7 dell’articolo 32 prevede che l’utile d’impresa derivante dalla conclusione dei contratti d’appalto per cui le aziende sono commissariate sia accantonato in un apposito fondo.

Abbiamo diverse aziende commissariate nelle opere legate ad EXPO. Tra i primi interventi di Anac figurano proprio le richieste di attivazione da parte del Presidente delle misure straordinarie per le società Maltauro S.p.A., in relazione all’affidamento delle “architetture di servizio”, la Tagliabue S.p.A. ed ancora per la stessa Maltauro S.p.A., con riferimento all’appalto, relativo alle “Vie d’acqua sud”, disposti poi dal Prefetto di Milano, rispettivamente il 16 luglio e il 3 novembre 2014.
Anac ha poi proposto alla Prefettura di Milano di disporre il sostegno e il monitoraggio della Società Italiana Costruzioni S.p.A., con riferimento al contratto di appalto dei lavori di realizzazione di “Palazzo Italia”, di cui all’art. 32, co. 8, che non dovrebbe però prevedere l'accantonamento dei fondi. Purtroppo. A meno che l'indagine non preveda novità nei prossimi mesi.
Abbiamo poi una quinta azienda commissariata, la GIMACO. La GIMACO ha lavorato per la Darsena e non solo; è stata commissariata per i lavori in Darsena, per lo stralcio gamma della bretella stradale che collegherà l’Autostrada 4 con l’area Cascina Merlata e lotto B1 della strada Zara – Expo. Per questi tre interventi per cui la GIMACO è stata commissariata sono stati investiti circa 30 milioni di euro.
L'utile d'impresa derivante dalla conclusione dei contratti d'appalto di cui al comma 1, determinato anche in via presuntiva dagli amministratori, è accantonato in apposito fondo e non può essere distribuito né essere soggetto a pignoramento, sino all'esito dei giudizi in sede penale ovvero, nei casi di cui al comma 10, dei giudizi di impugnazione o cautelari riguardanti l’informazione antimafia interdittiva.
Così recita per intero il comma, che appare per certi versi rivoluzionario, soprattutto per i reati di corruzione, ma non chiaro.
Ho inviato lettera al Prefetto per conoscere a quanto ammonti tale fondo e come si ha intenzione di utilizzarlo. I giudizi in sede penale, dopo i numerosi patteggiamenti, dovrebbero essere giunti  a conclusione. Non conosco invece l'esito del ricorso al Tar presentato da Gimaco.
Fatto sta che concorderete che è fondamentale che tale fondo non rientri in possesso di quelle aziende che hanno corrotto o che hanno viziato la concorrenza attraverso legami con famiglie criminali mafiose.
Su questo elemento non è chiaro il dispositivo di legge.
Mi permetto di suggerire che avrebbe sicuramente grande impatto se venisse utilizzato per  risarcire le aziende che non hanno vinto la gara di appalto perché non hanno corrotto nessuno oppure quelle che dovevano aggiudicarsi la gara di diritto, se l'interdittiva, fosse arrivata nei tempi prescritti..
Si potrebbe anche prevedere che questo fondo rimanga alla stazione appaltante e quindi Expo, spa, il Comune di Milano, la ex Provincia di Milano ora Città Metropolitana. Bisogna però definirlo con certezza.
Ma la prima soluzione a me pare la migliore. Vi avviserò quando il Prefetto mi risponderà.