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18 gennaio 2021

Il mercato della cocaina non risente del Covid e non è per nulla in crisi

da Internazionale 8 gennaio 2021
Molto interessante l'articolo di Guillermo Garat, Eliezer Budasoff e Jorge Galindo, pubblicato su El País e comparso l'8 di gennaio su Internazionale.
Diversi elementi di quell'articolo voglio sottolineare e portare alla vostra attenzione.
Innanzi tutto la considerazione che i grandi cartelli (italiani
e colombiani) si sono trasferiti. Esistono mafie in Spagna, nel Regno Unito, in Francia, in Irlanda, in Marocco, in Serbia e in Turchia. La dispersione ha migliorato la disponibilità di cocaina ottimizzando la logistica e riducendo i costi dell’acquisto alla  fonte. Hanno seguito la parcellizzazione alla fonte. El Chapo e il monopolio criminale, non esistono più.

Flusso e controlli. Secondo le Nazioni Unite, ogni anno cinquecento milioni di container solcano i mari di tutto il mondo. Nove carichi su dieci passano da container e da porti diversi prima di raggiungere la loro destinazione. Ma meno del 2 per cento dei container viene ispezionato. Il porto di Rotterdam, il più grande d’Europa, è tra quelli che ricevono più cocaina al mondo. Secondo le cifre fornite dalle autorità portuali, entrano ed escono 24mila container al giorno. “C’è una tensione tra controllo ed efficienza economica. Per ispezionare un container servono almeno venti minuti. Non è possibile controllarli tutti, il danno per il porto sarebbe enorme”,

Sequestri Nel 2018 l’Unione europea ha battuto tutti i record noti: 110mila sequestri in un anno. Nei primi quattro mesi del 2020 i sequestri sono avvenuti soprattutto sui carichi provenienti dall’Ecuador e dal Brasile, che hanno superato perfino la Colombia, almeno nel porto di Anversa, in Belgio, uno dei più importanti ricettori di cocaina del mondo. Il porto di Rotterdam, un altro snodo fondamentale del narcotraffico intercontinentale, ha registrato più sequestri di cocaina nei primi tre mesi del 2020 che nello stesso periodo del 2019. Ad aprile ci sono stati sequestri per più di 16 tonnellate in Spagna, nei Paesi Bassi e in Belgio.
Purezza mai vista in Europa. Grazie a una catena di produzione e distribuzione più efficiente, nelle città europee arriva la cocaina più pura che si sia mai vista nella storia recente (in media è pura al 69 per cento e in molti casi a più dell’85 per cento, secondo il Centro europeo di monitoraggio delle droghe e della tossicodipendenza). 
Aumento produzione. Nel 2017 la produzione di cocaina è stata la più alta mai registrata dall’umanità: le stime parlano di 1.976 tonnellate. 
Nel suo ultimo studio sulla Colombia, l’Unodc segnala che dal 2013 al 2017 i terreni seminati a coca sono quasi raddoppiati, nello stesso periodo è raddoppiata anche la produzione di cocaina cloridrato (il sale cloridrato della cocaina). Il rapporto sul Perù registra solo un leggero aumento dei terreni seminati a coca. Ma l’aspetto importante in entrambi i casi è il rendimento migliore, sia per quanto riguarda l’area seminata necessaria a produrre un chilo, sia per la maggiore estrazione dell’alcaloide, cioè della cocaina
Consumi aumentati del 35% dal 2007 . Secondo l’Osservatorio europeo delle droghe e delle tossicodipendenze, quasi diciotto milioni di europei tra i 15 e i 64 anni hanno consumato cocaina almeno una volta nella vita. 
Nel 2007 il rapporto mondiale sulle droghe delle Nazioni Unite stimava che quell’anno 14 milioni di persone avessero consumato cocaina. Nel rapporto del 2020 la cifra è di 19 milioni. 
Le analisi delle acque reflue suggeriscono un aumento del consumo del 70 per cento dal 2011 al 2015 in 78 città europee.
La tendenza al rialzo dei consumi non si limita all’Europa: oltre al sudest asiatico, per esempio, in Australia la domanda di cocaina non è mai stata così alta. Inoltre, il consumo è aumentato nelle metropoli latinoamericane, ma a un livello più basso di purezza.
Guadagni moltiplicati dal grossista allo narcotrafficante europeo. Le autorità tedesche hanno intercettato il carico più grande della loro storia 4,5 tonnellate mentre transitava da Amburgo. Secondo l’Europol, in Uruguay i 4.200 pacchetti di polvere bianca hanno un prezzo superiore ai 43 milioni di euro. In Paraguay il loro prezzo si aggirerebbe intorno ai 14 milioni di euro, in Perù agli 8 milioni. Se fosse arrivato ad Anversa, secondo la stima della polizia europea quel carico avrebbe avuto un valore di 129 milioni di euro. Venduto al dettaglio in qualsiasi paese dell’Unione europea, a un prezzo di circa 80 euro al grammo, il valore del carico si sarebbe avvicinato ai 400 milioni di euro.