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1 marzo 2012

Viale Montello 6. La situazione è intollerabile. Bisogna che le autorità diano un chiaro segnale alla città di Milano

È del 1 settembre 2011 l’Ordinanza di custodia cautelare del Tribunale di Milano nella quale il Gip dr. Giuseppe Gennari scrive:
“Il quadro che viene fuori è quello di una vera e propria enclave nel cuore della città in cui la famiglia Cosco spadroneggia con esibita arroganza. Non solo i calabresi vendono cocaina alla luce del sole – evidentemente consapevole di una sostanziale impunità che deriva anche dal controllo ambientale della zona –, ma essi hanno fatto cosa propria dello stabile di via Montello n. 6, che gestiscono con piglio da immobiliaristi. Gli inquilini che lasciano la propria unità immobiliare restituiscono le chiavi ai Cosco, che affittano e vendono (cioè concedono l’uso a tempo indeterminato, visto che – dal punto di vista del diritto civile – non possono vendere un bel niente) a loro piacimento. Inquietante è il collegamento con la comunità cinese, alla quale i Cosco si rivolgono per acquisire schede telefoniche anonime (e lo si è visto anche nella indagine per l’omicidio di Lea Garofalo) ed alla quale i Cosco affittano i magazzini destinati ad attività che – proprio per la modalità di acquisizione del bene strumentale – quanto meno sono irregolari.”

L’ordinanza di custodia cautelare è stata emessa nei confronti di Carlo Cosco, Giuseppe Cosco detto “Smith”, Vito Cosco detto “Sergio”, Rosario Curcio e Carmine Venturino detto“Pillera”, già in carcere accusati di aver rapito nella notte tra il 24 e 25 novembre 2009 in Corso Sempione a Milano, torturato e sciolto nell’acido a San Frutttuoso a Monza, Lea Garofalo, testimone di Giustizia.

Quindi, in via Montello 6, patrimonio immobiliare della Fondazione Ospedale Maggiore Policlinico Mangiagalli e Regina Elena,non abbiamo solamente inquilini senza titolo, ma inquilini che secondo le accuse hanno utilizzato gli spazi di via Montello per spacciare droga, ‘ndranghetisti che hanno soggiogato parte del quartiere e che hanno preteso l’affitto dalle persone per le quali sfondavano gli appartamenti. Inquilini accusati di aver rapito ucciso e sciolto nell’acido, Lea Garofalo.

La storia del disprezzo della legalità in viale Montello 6 è lunga. Le occupazioni abusive iniziarono nei primi anni ’80 e fino al 1994 il Policlinico avviò anche una serie di regolarizzazioni. Nel 2003 iniziano le denunce-querele contro gli occupanti senza titolo, considerato che i tempi oramai potevano essere considerati congrui per esercitare da parte degli inquilini abusivi il diritto di uso capione.

Almeno 7 le unità immobiliari riconducibili direttamente ai Cosco e 3 a Rosario Curcio.

Lea Garofalo ha avuto il coraggio recidere le radici comuni con la propria famiglia e con il marito dopo aver avuto padre e fratello uccisi nella faida guerra tra clan.

Il processo è in corso in questi mesi e vede il Comune di Milano parte civile al fianco della figlia di Lea Garofalo, Denise Cosco, anch’essa testimone, anch’essa sotto protezione, costituitasi parte civile nel processo che vede suo padre accusato dell’assassinio della madre.

Proprio per lei, per il suo coraggio, per Milano, per il percorso faticoso che stafacendo, condotta dalla sua Amministrazione, di riscatto, di contrasto al radicamento della criminalità organizzata bisogna ricondurre con decisione alla legalità il condominio di via Montello 6.

Ora la Fondazione ha sottoscritto una convenzione con l’Aler per via Montello e via Canonica, per un piano di valorizzazione che passi dal censimento delle occupazioni.

Renata Plado, moglie di Giuseppe Cosco, durante l’udienza del processo a carico del marito per l’omicidio di Lea Garofalo, del 20 febbraio u.s., mentre veniva ascoltata dalla corte, dichiarava che dal giugno 2009 ha assegnata una casa Aler in via dei Missaglia, ma aveva deciso di continuare a vivere in viale Montello 6. La beffa. Ho preparato un'interrogazione per capire come sia stato possibile.

Non possiamo più aspettare.

Chiediamo al Prefetto e al Questore di sostenere il Policlinico e di sgomberare gli appartamenti di via Montello, restituirli alla città, alle tante famiglie oneste e bisognose che hanno urgenza di una casa.