INTERVENTO
SEDUTA DEL CONSIGLIO COMUNALE DEL 5 ottobre
2012
omissis
Il Presidente Rizzo dà la parola al consigliere
Gentili.
Il consigliere Gentili così interviene:
“Innanzi tutto volevo
ringraziare la direzione del carcere, l’area educativa, la polizia
penitenziaria per averci ospitato oggi in questo modo, e averci offerto la
possibilità di dare una cornice così significativa, e simbolicamente importante
a una delibera, che è stata voluta, desiderata dalla sottocommissione carceri e
dall’intera amministrazione. Ringrazio anche il presidente Lamberto Bertolé per
avere coadiuvato nell’organizzazione di questo evento.
Volevo iniziare il mio
intervento ricordando, e magari qualcuno però non le ha neanche sentite quindi
portando a conoscenza, l’indignazione e la rabbia con cui la mamma di Franco
Fiorito ha espresso, durante una telefonata, durante una trasmissione
televisiva in diretta tv.
L’indignazione e la rabbia di
questa madre era relativa al fatto che secondo lei i conduttori della
trasmissione avevano usato dei toni
irrisori nei confronti del proprio figlio. E la forza di quelle parole
mi ha richiamato ad uno degli aspetti centrali che deve condurre le nostre
politiche sul tema della rieducazione e cioè il profondo rispetto che dobbiamo
nutrire per le persone che entrano in carcere, per le persone che vengono
private della libertà, per la sofferenza che procura loro la distanza dagli
affetti più cari.
E questo profondo rispetto deve
essere contrastato sempre al desiderio spesso diffuso nella opinione pubblica
che una pena umiliante sia più soddisfacente per ripagare il danno.
Un’umiliazione possa essere più utile. Mentre noi sappiamo benissimo che
l’umiliazione porta al desiderio di annientarsi, l’umiliazione porta al
desiderio di vendetta, l’umiliazione procura anche degli alibi forti per chi
vuole scegliere sempre la strada più veloce che sa fare meglio, e cioè quella
della delinquenza in una ipotetica battaglia contro lo Stato.
La Costituzione richiama i
rappresentanti delle istituzioni, quindi i consiglieri comunali, il
Provveditorato, ma anche i rappresentanti dello Stato, la polizia
penitenziaria, chi si occupa di rieducazione in carcere, l’area educativa,
l’asl che lavora in carcere, ci richiama all’obbligo, al dovere di avere
fiducia nel cambiamento. E questo obbligo/dovere deve essere sempre richiamato
nelle nostre politiche, nei nostri interventi.
Troppo spesso la politica ha
strizzato l’occhio a chi voleva gettare la chiave, a chi voleva la vendetta
definitiva. La Costituzione invece ci chiama a ben altro. E ci chiama a ben
altro anche il Presidente della Repubblica che di fronte alla situazione così
drammatica delle carceri italiane ci chiama come politici ad esprimere un
parere rispetto all’amnistia, o all’indulto.
Ecco, io penso che la politica,
per dare una risposta significativa importante, rispetto a questo tema, deve
portare avanti il dibattito, alla Camera in questo momento, rispetto al tema
della messa alla prova, all’affidamento ai servizi sociali, al tema delle pene
alternative ricordando quello che è stato uno degli insegnamenti del cardinale
Carlo Maria Martini che è stato molto vicino al carcere di san Vittore. Cioè
che la carcerazione deve essere solo l’ultimo strumento di rieducazione.
E quindi io penso che da questo
importante e significativo avvenimento, noi dobbiamo trarre forza, soprattutto
dalla Costituzione, ricordarci questa fiducia nel cambiamento, questa fiducia
nell’uomo che è proprio il messaggio più forte che la Costituzione ci dà”.
omissis