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6 luglio 2016

Alcune riflessioni sugli arresti odierni

Nel ringraziare la DDA milanese e gli uomini del Gico della Guardia di finanza di Milano, per l'ennesima importante operazione svolta, bisogna assolutamente fermarsi a riflettere su quanto emerge dalle notizie di stampa diffuse stamattina.
Innanzitutto indagare con attenzione i rapporti intercorsi tra Nolostand spa, controllata da Fiera e la Dominus Scarl. Capire quali siano le responsabilità amministrative che hanno portato il Gip a scrivere nell'ordinanza che si è verificata «una censurabile sottovalutazione» e «nessuna riflessione» su alcune «anomalie» invece «evidenti» già nella compagine societaria del consorzio. Il commissariamenti della partecipata di Fiera Milano è atto di una gravità assoluta. Aldilà delle responsabilità penali si deve capire cosa è accaduto e chi ha permesso ad un'azienda legata alla mafia di fare affari con il denaro pubblico.

Dall'inchiesta risulta ancora di più evidente il livello di inquinamento delle realtà cooperative. Da mesi sto chiedendo che il Protocollo di Legalità sottoscritto dal Ministero dell'Interno e da Aci, nel novembre 2013, sia applicato anche dalla Prefettura di Milano e reso vincolante per gli appalti di servizi di enti pubblici. La sua applicazione renderebbe molto complicato per le cooperative mafiose uscire pulite dal vaglio delle prefetture e partecipare a bandi pubblici.
Bisogna inoltre capire poi come mai un'azienda che ha lavorato per la Francia, paese che ha sottoscritto il Protocollo di legalità, sia sfuggita ai controlli. Possiamo supporre e ne condividerei la scelta, si sia preferito, visto la mole di informazioni a carico degli "imprenditori" arrestati, proseguire le indagini e giungere agli arresti e ai sequestri milionari piuttosto che "limitarsi" ad una interdittiva antimafia che avrebbe messo in allarme chi si adoperava per riciclare denaro sporco.
Infine è fondamentale una forte riflessione anche degli ordini professionali in merito alle altre valutazioni che emergono dall'Ordinanza del Gip Cristina Mannocci: “...  un meccanismo, quale quello emerso dalle indagini, ... reso possibile da amministratori di aziende di non piccole dimensioni, consulenti, notai e commercialisti che, in sostanza, non hanno voluto vedere quello che accadeva intorno a loro (per alcuni si profila peraltro un atteggiamento che va oltre la connivenza, già di per sé gravissima, visto il ruolo professionale di costoro)”. Mi pare fondamentale che chi si è reso protagonista di comportamenti professionali superficiali, non in linea con la deontologia, omertosi o conniventi, favorendo gli interessi criminali mafiosi, sia sanzionato dall'ordine di appartenenza. Compare ancora Pietro Pilello, tristemente famoso per i suoi legami con Pino Neri.
Non si aspetti che vengano applicate le misure di prevenzione dalla magistratura.