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16 agosto 2025

Luca Tescaroli Il biennio di sangue 1993-94 Le menti e gli esecutori materiali degli attentati di Cosa nostra Nel continente Edito da Paper first

Ho appena finito di leggere il libro di Luca Tescaroli il biennio di sangue 1993-94, Le menti e gli esecutori materiali degli attentati di Cosa nostra nel continente, edito da Paper first. Una minuziosa analisi delle sentenze dei sette episodi stragisti che attraversarono il biennio 1993-1994.
Terribile quanto l'autore scrive a pagina 130: se l'arresto di Totò Riina fosse avvenuto a destinazione e non lungo il tragitto e se fosse stata effettuata tempestivamente la perquisizione a casa Biondino, dove Riina si stava recando, sarebbero stati catturati, Giovanni Brusca, Matteo Messina Denaro Giuseppe Graviano e, verosimilmente, non vi sarebbero state le stragi del 1993-94.
Il 15 gennaio 1993. Era il giorno dell'insediamento di Gian Carlo Caselli quale Procuratore della Repubblica di Palermo, alle ore 08.55, “Balduccio” Baldassarre Di Maggio, appostato in un furgone dei ROS riconosce Salvatore Riina mentre esce a bordo di una Citroën ZX dal cancello di via Bernini 54. Riina accompagnato dal suo autista Salvatore Biondino si stava recando presso l'abitazione di Biondino in Via Giuseppe Tranchina. Subito viene avviato il pedinamento del veicolo e alle 09.00 il capitano De Caprio, con alcuni dei Carabinieri suoi sottoposti, blocca l'auto segnalata su viale della Regione Siciliana, all'altezza della rotatoria del Motel Agip, e dichiara in arresto il capo assoluto di Cosa nostra, ammanettandolo.

Tescaroli nel libro ricorda che il collaboratore di giustizia, Fabio Tranchina, ha riferito di aver accompagnato quello stesso giorno Giuseppe Graviano a casa di Biondino, per incontrarsi con Salvatore Riina. Lo aveva già accompagnato diverse altre volte in precedenza in quel luogo. Giovanni Brusca ha dichiarato che il giorno dell'arresto di Totò Riina, avrebbe dovuto esserci una riunione con la partecipazione, oltre che dello stesso Brusca, di altri capi mandamento, tra i quali Salvatore Biondino e Matteo Messina Denaro, Giuseppe Graviano, nel corso della quale si sarebbe dovuto decidere sulla prosecuzione della strategia stragista.

Ricordiamo anche che, dopo l'arresto del boss, i Carabinieri della territoriale di Palermo erano pronti a perquisire l'edificio, i ROS, invece, ritenendo di poter proseguire l'indagine in corso e individuare le attività criminali dei fiancheggiatori del boss arrestato per disarticolare completamente l'organizzazione, chiesero la sospensione della procedura per "esigenze investigative", che fu concessa dalla procura. L'osservazione del covo garantita al procuratore Caselli, venne sospesa il giorno stesso dell'arresto di Riina. Successivamente il covo verrà perquisito con un ritardo di ben 18 giorni, quando lo stesso era stato ormai ripulito dai mafiosi.

Infine è bene ricordare che, Di Maggio, il collaboratore che riconobbe Riina e ne interruppe la latitanza, fu arrestato in Piemonte dopo essere fuggito dalla Sicilia. Una volta catturato, perché in possesso di una pistola, chiese subito di parlare con il generale Francesco Delfino, a cui iniziò a riferire alcune notizie in suo possesso su Riina. Ex dirigente dei Servizi segreti (SISMI), Delfino, fu al centro di moltissimi casi dell’Italia degli anni 70-8090. Nel 2001, è stato condannato in Cassazione per truffa aggravata. Avrebbe approfittato del rapimento dell'amico Soffiantini al fine di truffare alla famiglia la somma di circa 800 milioni di lire, prospettando falsamente che tale somma fosse utile ad ottenere la liberazione del loro congiunto. Nel 2007 è stato rinviato a giudizio, con l'accusa di concorso per la Strage di Piazza della Loggia a Brescia. Assolto in via definitiva.

Sono diverse le domande sui fatti di quel terribile periodo, a cui bisogna, secondo Tescaroli, ancora dare una risposta. Le elenchiamo:

  1. Non si conosce perché sia cessata la campagna stragista, dopo il fallito attentato allo stadio Olimpico del 23 gennaio 1994. Perché quell'attentato non veniva più riproposto? Il 27 e il 28 marzo di quell'anno si tenevano le elezioni politiche, mutò il quadro politico istituzionale e lo stragismo marcato Cosa nostra si arenava. Vi sono coincidenze fra la campagna di stragi e la nascita di Forza Italia? Il quesito discende dalla coincidenza temporale tra la cessazione delle stragi e l'affermazione politica del movimento, nonché da alcuni dati oggettivi, Marcello Dell' Utri, che ha avuto un ruolo nella nascita del partito, è stato condannato in via definitiva a sette anni di reclusione per il reato di concorso esterno in associazione di tipo mafioso, commesso dal 1974 al dicembre 1992150; il senatore Antonio D'Ali, esponente del medesimo partito, condannato sempre in via definitiva a sei anni di reclusione per concorso esterno in associazione di tipo mafioso, avendo agito nella sua attività politica nell'interesse di capi storici di Cosa nostra.
  2. Nell'arco temporale 1989-93 erano state create numerose leghe con vocazione a promuovere l'indipendenza, alle quali partecipavano esponenti della destra eversiva, che convergevano nella Lega Meridionale e, l'8 ottobre 1993, l'imprenditore Tullio Cannella (all'epoca uomo di fiducia di Leoluca Bagarella e in contatto con Giuseppe Graviano) fondava il movimento autonomista "Sicilia Libera", un progetto che, poi, i vertici di Cosa nostra abbandonavano per favorire e appoggiare l'affermarsi di un nuovo partito politico (Forza Italia), in occasione della campagna elettorale del 27-28 marzo 1994. Ha inciso sulle determinazioni stragiste il contesto istituzionale, caratterizzato dalle dimissioni del Governo Ciampi il 13 gennaio 1994 e dallo scioglimento anticipato delle Camere il 16 gennaio 1994, da parte del Capo dello Stato, sette giorni prima dell'attentato all'Olimpico, eseguito a Camere sciolte? II dato di fatto è che l'attentato allo stadio Olimpico viene messo in cantiere in un momento nel quale è senza ritorno la strada che conduce alla costituzione di un nuovo assetto parlamentare e di un nuovo Governo, Ma la strage fallisce e non viene ripetuta.
  3. Quali sono stati i motivi dell'accelerazione dell'eliminazione di Paolo Borsellino, eseguita a distanza di soli cinquantasette giorni, nelle immediate vicinanze di quella che costava la vita a Falcone, alla moglie e ai tre agenti di scorta (Antonio Montinaro, Rocco Dicillo e Vito Schifani). La causale dell'accelerazione potrebbe essere collegata al disegno criminoso che si è attuato successivamente alla decisione di aprire la campagna stragista, nel 1993, con l'attentato al giornalista Maurizio Costanzo, del 14 maggio 1993.
  4. Come mai Paolo Bellini, appartenente ad Avanguardia Nazionale, di recente condannato con sentenza di primo e secondo grado per aver partecipato alla strage di Bologna del 2 agosto 1980, s’incontrava con Antonino Gioè, mentre erano in corso i preparativi della strage di Capaci (alla quale Gioè contribuì attivamente), e perché instillava il proposito di colpire la Torre di Pisa, secondo le indicazioni di affidabili collaboratori di giustizia? Le ragioni e le modalità della morte di Antonino Gioè il 29 luglio 1993, all'indomani degli attentati del 27-28 luglio 1993, sono rimaste oscure, tanto più se si considera che lasciava una sorta di lettera testamento nella quale, fra l'altro, menzionava Paolo Bellini, scrivendo che era un infiltrato.
  5. Da chi e come veniva trasportata la Fiat Uno in via Palestro, visto che Gaspare Spatuzza, Francesco Giuliano e Cosimo Lo Nigro lasciavano la città per recarsi a Roma per organizzare gli attentati a San Giovanni in Laterano e San Giorgio in Velabro?
  6. Chi è la donna vista dal testimone oculare Luca Invernizzi, il quale nell'immediatezza dei fatti dichiarava di ricordare con assoluta certezza di aver notato scendere dal lato guida dell'autovettura Fiat Uno parcheggiata in via Palestro, una donna bionda? È stata coinvolta nell'attentato ? Un appunto riservato del SISDE ha fatto riferimento alla partecipazione di una donna al comando operativo che aveva agito il 27 luglio. Chi ha alimentato quella notizia?
  7. Enigmatico è rimasto, scrive Tescaroli, nonostante gli approfondimenti effettuati, il racconto del medico Giovanni Bertini, il quale, all'indomani della strage di via dei Georgofili, ha riferito che il 26 maggio 1993 aveva preso il treno Intercity che da Roma si recava a Milano alle nove di mattina, e di aver incontrato il leader di Avanguardia Nazionale e cofondatore di Ordine Nuovo (deceduto nel 2019, di cui si omette di indicare il nome e il cognome), che indicava aver visto scendere a Firenze, intorno alle undici del mattino e salire a bordo di un'autovettura.