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24 luglio 2016

Il filo rosso che lega l'inchiesta Mammasantissima di Reggio Calabria agli 11 arresti della DDA milanese di inizio mese

Come vedete nell'immagine, tratta dal sito del Grande Oriente d'Italia (Goi), Giuliano Di Bernardo, giá Maestro della più ampia e antica comunione massonica presente in Italia, non ha diritto alla foto. Espulso nell'aprile del 1993. In realtà dimissionario. Le motivazioni si leggono sullo stesso sito del Goi: "... colui che in quell’occasione avrebbe più di ogni altro dovuto impegnarsi nella difesa della libera muratoria, ossia il Gran Maestro, si mostrò purtroppo a tal punto atterrito da non saper fare altro che avallare il teorema formulato dal magistrato, dimostratosi in seguito del tutto infondato". Si parla dell'inchiesta di Agostino Cordova, di inizio anni 90. Finita in nulla. In quel periodo Di Bernardo si preoccupa parecchio. Non pare atterrito in realtà, ma molto preoccupato.
Nel verbale sottoscritto nel 2014 l'ex-Gran Maestro, interrogato dal pubblico ministero di Reggio Giuseppe Lombardo, ha raccontato le confidenze che gli fece il suo vice, il calabrese Ettore Loizzo (suo successore come si evince dalla foto): «Nel corso di una riunione della Giunta del Grande Oriente, che io indissi con urgenza nel ’93 dopo l’inizio dell’indagine del dottor Cordova (all’epoca procuratore di Palmi) sulla massoneria, a mia precisa richiesta disse che poteva affermare con certezza che in Calabria, su 32 logge, 28 erano controllate dalla ’ndrangheta. Gli dissi subito: “E cosa vuoi fare di fronte a questo disastro?”. Lui mi rispose: “Nulla”. Io, ancora più sbigottito, chiesi perché. Lui mi rispose che non poteva fare nulla perché altrimenti lui e la sua famiglia rischiavano gravi rappresaglie... Faccio presente che la questione calabrese era molto più preoccupante in quanto la massoneria calabrese era ben più ramificata di quella siciliana».
La Massoneria del Grande Oriente d’Italia di Palazzo Giustiniani, fondata nel 1805, opera per l’elevazione morale e spirituale dell’uomo, così viene scritto sul sito, ha collegate ottocentoquarantadue logge in Italia più di 23 mila iscritti, quasi raddoppiati dal 1993. Ad oggi sono 71 le logge affiliate in Lombardia, 75 logge in calabria, 83 in Piemonte, 89 in Sicilia e 120 in Toscana.
L'indagine Mammasantissima di Reggio calabria che ha portato alla richiesta di custodia cautelare di un parlamentare, alla custodia cautelare di un ex parlamentare di un ex sottosegretario regionale e di un avvocato, ci racconta di una sorta di cupola in cui "il potere criminale ai metodi tipici della lobby e della massoneria, aggiunge la possibilità di avvalersi di metodi molto penetranti, quelli mafiosi". Da Cosa nostra a Cosa nuova o a Cosa Unica. Altri così la interpretano, indicando in questo potere trasversale e sovramafioso, il vero potere criminale in Italia.
L'inchiesta Mammasantissima ci porta indietro ad inizio anni novanta. Ci riporta indietro alle dichiarazioni che condussero al processo sulla trattativa. Lo stesso Giuliano di Bernardo e Gioacchino Pennino, ascoltati da Lombardo, erano già stati sentiti in più di un'occasione nei processi per le stragi del 1993 proprio per i rapporti tra massoneria, massoneria deviata, Cosa Nostra e 'ndrangheta.
L'inchiesta milanese che ha portato all'amministrazione giudiziaria, di un'azienda di fatto pubblica, la Nolostand, partecipata di Fiera spa, per oggettiva agevolazione degli indagati, ha degli elementi che riconducono all'indagine Calabra.
Il Gip Maria Cristina Mannocci scrive nell'ordinanza di custodia cautelare: “... un meccanismo, quale quello emerso dalle indagini reso possibile da amministratori di aziende di non piccole dimensioni, consulenti, notai e commercialisti che, in sostanza, non hanno voluto vedere quello che accadeva intorno a loro (per alcuni si profila peraltro un atteggiamento che va oltre la connivenza, già di per sé gravissima, visto il ruolo professionale di costoro)”.
Gli indagati più di rilievo sono due: Giuseppe Nastasi e Liborio Pace. Interloquivano senza averne titolo, con i dirigenti di Nolostand a anche di Fiera spa, per perorare gli affari della Dominus scarl che ha fatturato a Nolostand 20 milioni in tre anni dal 2013 al 2015.
Liborio Pace è sposato con la figlia di un condannato per associazione mafiosa di Pietraperzia. La moglie invece di Giuseppe Nastasi è nipote della moglie di un condannato per 416 bis, ma per 'ndrangheta, fratello del capo locale di Pioltello Alessandro Manno condannato a 15 anni. Giuseppe Nastasi, si legge nel Decreto firmato dal Tribunale delle misure di prevenzione, ha anche consolidati rapporti con la famiglia mafiosa degli Accardo di Partanna.
Cosa Nostra e 'ndrangheta che dialogano. Collaborano in terra Lombarda.
Nell'inchiesta compare anche un commercialista, non indagato dalla Procura. E' Pietro Pilello, massone di Palmi, tristemente famoso per essere stato mandato via dal Collegio dei revisori di MM, dopo che era emerso negli atti di Infinito, senza che lui però fosse stato neanche in quell'occasione rinviato a giudizio, che aveva invitato ad una cena elettorale Cosimo Barranca, capo locale di Milano della 'ndrangheta, condannato successivamente a 12 anni per 416 bis. Pilello gli telefonò dopo che il Barranca si era infastidito poiché il primo invito non era giunto direttamente dal commercialista, ma dalla, di lui, sorella. Non è finita qui, Pilello ebbe anche a collaborare con Pino Neri, anch'esso massone, condannato per 416 bis, a 18 anni di carcere a seguito dell'inchiesta Infinito del 2010. Neri in quel periodo era pregiudicato. Aveva infatti già scontato 9 anni di carcere, a seguito dell'operazione del '94 La Notte dei Fiori di San Vito, per traffico internazionale di stupefacenti.
Pilello compare anche in quest'ultima indagine della DDA milanese, come intermediario tra l'ad di Fiera spa, Corrado Peraboni e il duo Paci-Nastasi, padroni, senza averne titolo formale, della Dominus scarl. Lo stesso Peraboni lo ammette in una sua dichiarazione rilasciata al Corriere della Sera.