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9 agosto 2020

Giorgio De Stefano, Oro Restaurant e altre domande a cui come cittadini gradiremmo risposta

L'articolo è stato pubblicato su Stampoantimafioso.

Oro Restaurant Milano riapre il 26 agosto. I suoi proprietari pare non siano turbati dalle informazioni giunte dopo l’arresto di Giorgio De Stefano per associazione mafiosa. 
Giorgio, detto Giorgino, è figlio di Paolo De Stefano, patriarca della cosca di Archi (quartiere periferia nord di Reggio Calabria), morto nel 1985. Il suo vero nome è Giorgio Condello Sibio: la madre Carmela aveva intrattenuto con il boss una lunga relazione extraconiugale. Tuttavia, da qualche anno aveva cambiato il suo cognome, prendendo quello del padre. Scrive il Messaggero che Giorgino “proviene da un’importante famiglia” e possiede il noto ristorante “Oro a Milano”.Per il sito Youmovies.it: “E’ un ragazzo molto riservato… è originario della Calabria, ma vive a Milano da ormai diversi anni, proprio al nord è diventato un imprenditore: ha aperto, insieme ad altri soci, la catena di ristoranti “Oro Milano”. Una curiosità, secondo un articolo del Corriere della Sera, l’uomo sarebbe il figlio di Paolo De Stefano, boss ucciso nel 1985″. Oro Restaurant ha sede al civico 5 dei Bastioni di Porta Volta e ha assunto tale denominazione solo recentemente. La precedente denominazione era Gente di Mare e nel 2009 ospitò un incontro elettorale tra Domenico Zambetti, ex assessore formigoniano alla Casa di Regione Lombardia, e personaggi vicini ai clan, tra questi Paolo Martino, uomo dei De Stefano e, così scrive Davide Milosa de Il Fatto, figura di riferimento per il giovane Giorgio. Gente di Mare è di proprietà di Marco Peluzio che ha affittato il ramo d’azienda con relativo subingresso in Bastioni di Porta Volta alla Nami srl nel luglio 2018 per 60mila euro all'anno, ben 5mila euro al mese. Deposito cauzionale di 90mila euro e pagamento dell’affitto ai proprietari dei muri. A firmare il contratto la giovane amministratrice di Nami srl, una ragazza napoletana di appena 25 anni. Giovanni La Camera, calciatore nato a Messina del Seregno con un passato alla Reggina, Daniele Pages e Maurizio Fumagalli, tramite la Hub immobiliare, controllano la Nami srl, pagando l’affitto del ramo d’azienda a Peluzio. Nel 2019 i soci Maria Carannante, Paola Navarra, Mark Iuliano hanno venduto le proprie quote ad Hub, Pages e La Camera. Nella compagine societaria non vi è ombra di De Stefano. E quindi? Ho scritto a Oro Restaurant per sapere se avessero pubblicato un comunicato stampa per smentire che Giorgio De Stefano fosse il proprietario del locale. Finora non l’ho trovato. Ma come? De Stefano non compare nell'assetto societario, i giornali tuttavia lo definiscono come proprietario del locale e loro restano in silenzio? Come è possibile? Forse è bene chiederlo di nuovo. Forse è bene chiederglielo direttamente. In tanti. Magari vincolando un’ipotetica visita al “prestigioso ristorante” ad una presa di distanza significativa e netta da Giorgino De Stefano e dalla ‘ndrangheta.
Non è però finita qui. Vi accennavo prima della giovane amministratrice napoletana di Nami Srl. Altre due persone di Nami, proprietaria di Oro Restaurant, ci riportano a Napoli, più che a Reggio Calabria. In particolare agli investimenti milanesi milionari di tre fratelli napoletani, Marco, Carmine e Massimiliano Iorio, salvati nel 2016 dalla prescrizione dopo una condanna in appello per aver riciclato le ricchezze dell’usuraio Potenza. Paola Carpentieri, procuratrice di Nami, e Cristiano Ingegno, preposto della società proprietaria di Oro, sono presenti in diverse imprese riconducibili ai tre fratelli, nella Vanilla srl o nella Nocciola srl.
A Milano gli Iorio hanno decine di ristoranti. Basta sceglierne uno. Per esempio l’ex Malastrana, lì vicino, in Corso Garibaldi 50. Qui l’amministratore Unico è Giancarlo Iorio, altro giovanissimo, classe 1998. Nel 2011, fino al momento del suo arresto, il Malastrana aveva un cassiere d’eccezione: Guglielmo Fidanzati. Figlio di Gaetano, boss di Cosa nostra. Cosa c’entrano gli Iorio con Oro Restaurant e Giorgino Di Stefano? Altra domanda alla quale come cittadini gradiremmo una risposta.