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26 marzo 2025

Banca Progetto uno squarcio su un mondo inquietante

Il 18 marzo 2025 dopo le inchieste per riciclaggio e infiltrazioni della criminalità organizzata (che stanno proseguendo), Banca d'Italia ha commissariato Banca Progetto, sciogliendo gli Organi con funzioni di amministrazione e controllo, comunicando che l'istituto «prosegue la propria attività, pertanto la clientela e i depositanti possono continuare ad operare con la consueta fiducia».

Ecco di seguito il timing di questa clamorosa storia che apre uno squarcio su un mondo parallelo inquietante.

  • Il 14 marzo 2023 viene emessa una sanzione amministrativa a Banca Progetto, ex 65 art. 62 del D.Lgs. 231/2007, pari a 100 mila euro, per mancato rispetto delle norme antiriciclaggio.
  • Il primo marzo 2024 Banca d’Italia richiama l'istituto di credito con sede in via Bocchetto a Milano, ad operare con urgenza misure correttive nel comparto antiriciclaggio.
  • Il 4 settembre 2024 il fondo Oaktree annuncia la cessione di Banca Progetto a Centerbridge Partners.
  • Il 22 ottobre 2024 viene disposta l’amministrazione giudiziaria nei confronti della società Banca Progetto S.p.A..
  • il 26 Febbraio 2025 Paolo Fiorentino si dimette da amministratore delegato di Banca Progetto.

Infine, nonostante i richiami e l'amministrazione giudiziaria, arriva il provvedimento di martedì scorso e il definitivo commissariamento.

Ricordiamo che nella misura di prevenzione dell'ottobre 2024 si evidenziava che "Banca Progetto S.p.A. sia stato uno strumento grazie al quale soggetti condannati, tra gli altri, per gravi delitti commessi con l'aggravante ex art. 416-bis1 c.p., ovvero al fine di agevolare l'attività dell'associazione mafiosa denominata ‘ndrangheta ed in particolare la “locale” di Legnano/Lonate Pozzolo e la cosca Tripodi di Vibo Valentia... hanno fatto liberamente accesso al credito peraltro garantito dallo Stato, eludendo le stringenti maglie della normativa antiriciclaggio".

Il tutto nasce da alcuni procedimenti penali che coinvolgono in particolare due persone: Enrico Barone condannato (Tribunale di Busto Arsizio, sentenza del 07.06.2024) alla pena di anni 11 di reclusione per diverse condotte di bancarotta fraudolenta con l’aggravante del metodo mafioso ex art. 416 bis1 c.p.1 e  Maurizio Ponzoni che ha patteggiato (non trovo a quanto) per i medesimi fatti con sentenza irrevocabile, di applicazione della pena del 28.12.2023. I due erano indagati, ai tempi della misura, per trasferimento fraudolento di valori, con aggravante ex art. 416 bis.1 c.p.. Ponzoni è stato anche sottoposto, a inizio aprile del 2024, alla misura di prevenzione personale e patrimoniale, con il contestuale sequestro di un compendio immobiliare del valore di diversi milioni di euro, detenuto anche per il tramite di società intestate alla propria compagna e a dei prestanome. 

Banca Progetto aveva dato ok per il tramite di diverse società riconducibili a Ponzoni, a importanti finanziamenti elargiti da Banca Progetto S.p.a., dal 2019 al 2023, per un ammontare quantificabile in circa 10 milioni di euro». 

Tra l'altro, nella misura viene scritto che l'arresto di Ponzoni e di Barone, a marzo 2023, riportato dagli organi di stampa, non ferma i finanziamenti a società a loro riconducibili: C.F.L. Costruzioni S.r.l. (il 31.05.2023 - € 2.500.000,00), Crocicchio S.r.l. (06.10.2023 - € 1.950.000,00), Givi S.r.l. (il 13.10.2023 - €. 500.000,00). 

Tra le posizioni sottoposte a disamina da parte dell’Uif è "individuabile una società il cui socio di maggioranza sarebbe stato coinvolto in indagini per gravi delitti (tra cui trasferimento fraudolento di valori, riciclaggio e autoriciclaggio, tutti contemplati dall’art. 34 del Codice Antimafia). Trattasi della Dolce Nannini srl con sede a Monteriggioni (SI), alla quale nel luglio 2020 Banca Progetto ha concesso un mutuo garantito dal Fondo PMI di 495 mila euro". 

Il lettore attento di questo blog sa chi ha posseduto il capitale di Dolci Nannini Siena Srl in quegli anni. Proprio 8 mesi dopo il luglio 2020 con provvedimento di applicazione di misure cautelari reali, il 13 febbraio 2021, il Giudice per le Indagini Preliminari presso il Tribunale di Siena avrebbe disposto il sequestro delle quote di Sielna Spa. Il 15 marzo successivo viene notificata alla Banca Progetto una richiesta di blocco somme dalla Guardia di Finanza in esecuzione di due decreti di sequestro preventivo emessi dal GIP. 

23 marzo 2025

Se il Titolare effettivo c'è

(articolo pubblicato da Fiscodiprossimità)

A partire dall'anno 2021, la Segreteria Generale ha richiesto alle diverse direzioni dell’amministrazione Comunale di Milano i dati sulle dichiarazioni del titolare effettivo ricevute da ciascun ufficio, come previsto da un modello operativo previsto nella sezione normativa allegata al Piano Triennale di Prevenzione della Corruzione e trasparenza (PTPCT) e ora al Piano Integrato di Attività e Organizzazione (PIAO).
La risposta è netta: non risultano casi in cui non sia stato dichiarato il titolare effettivo. Nessuno ha negato le informazioni al Comune, adeguandosi a quanto previsto dall’articolo 15 dell'allegato SUB A) PIAO 2025-2027.
Tutto a posto quindi? Si. Però stiamo attenti a pensare che se tutti dichiarano il proprio titolare effettivo la battaglia che abbiamo portato avanti per anni, forse, non era così utile. Perché l’ho sentito dire e non sono per nulla d’accordo.
Ricordiamoci la fatica che facemmo. All’inizio, si parla del 2018, in molti non erano convinti a intraprendere questo cammino di trasparenza e non tutti votarono l’ordine del giorno che diede inizio a questo percorso. Così disse Marco Dettori di Assimpredil a fine agosto: “Stiamo attenti a non appesantire l’attività amministrativa, che è già abbastanza complicata per gli operatori!”. ANAC si oppose due volte all’esclusione dall’aggiudicazione di un appalto a chi non avesse dichiarato il proprio titolare effettivo. Nel 2021, tre anni dopo, lo stesso principio venne previsto dalla disciplina europea che istituì il dispositivo per la ripresa e resilienza (regolamento UE/2021/241) e i destinatari di fondi e agli appaltatori interessati dall’attuazione di riforme e progetti nell’ambito dei piani nazionali furono obbligati a comunicare la titolarità effettiva pena l’esclusione.
Una volta avviato il nuovo corso ecco che ci si adatta. Ora abbiamo a disposizione molti dati e molto utili. Dobbiamo ricordare che il registro dei titolari effettivi in Italia non esiste ancora. E, per le Pubbliche Amministrazioni, se mai verrà alla luce, potrebbe essere accessibile solo a pagamento. Ora si attende la Corte Europea a cui il Consiglio di Stato ha posto sei diversi quesiti dopo il ricorso accolto in parte delle fiduciarie. Se Milano costruisse un data base accessibile dei titolari effettivi che da 4 anni vengono comunicati, sarebbe un fatto unico in Italia. Utilizzabile solo da Milano, ma estremamente efficace per tutelare la libera e sana concorrenza di mercato.
I titolari effettivi di cui parliamo sono persone, nome cognome, codice fiscale, che detengono almeno il 25% della società che ha vinto un appalto con il Comune, ha in essere una concessione, un partenariato pubblico/privato, sta ricevendo un finanziamento, un'autorizzazione commerciale per medie e grandi strutture di vendita o sottoscrive convenzioni urbanistiche. Per dover dichiarare la loro titolarità la quota soglia la possono detenere anche indirettamente, attraverso scatole cinesi, attraverso fiduciarie o trust, oppure attraverso patti parasociali.
Un data base, con tutti i titolari effettivi dichiarati a disposizione dell’ufficio che contrasta l’evasione dei tributi locali ed erariali e di quello che lavora per inviare dati e informazioni su operazioni sospette a rischio riciclaggio all’Unità di Informazione Finanziaria (UIF) presso la Banca d’Italia, sarebbe fondamentale. Tra l’altro. È bene ricordare che negli ultimi tre anni (gli anni del post covid), solamente un’operazione sospetta è stata inviata alla UIF dal Comune di Milano. Troppo poco. Per chi ne ha fatte 26 dal 2014 e che come Amministrazione ha la responsabilità di trainare un'intera nazione nel contrasto al riciclaggio, un calo ingiustificato, da cui ripartire immediatamente. 

22 febbraio 2025

Ndrangheta e criminalità cinese, i rapporti si consolidano e non è più solo una sensazione

(Articolo pubblicato da Il Fatto online il 21 febbraio 2025)

I rapporti tra 'Ndrangheta e criminalità cinese si stanno consolidando? 
Proprio nei primi giorni di febbraio lo Scico, il Reparto della Guardia di Finanza contro la criminalità organizzata, in collaborazione con il Nucleo tributario di Brescia, ha smantellato una rete illegale legata alla ’Ndrangheta e ad alcune società cinesi, svelando una frode da 365 milioni di euro in fatture false e arrestando 12 persone. 
L'operazione, denominata in modo evocativo, Torre di contanti, non svela nulla di nuovo sulle modalità con cui oramai la ‘Ndrangheta ricicla e fa soldi, ma risulta particolarmente interessante perché nel sodalizio criminali ci sono anche soggetti cinesi.
Lo schema è sempre lo stesso. Società cartiere, questa volta con base a Brescia, riconducibili a uomini legati alla ‘Ndrangheta con il solito sistema delle false fatturazioni reciproche per prestazioni inesistenti, provvedevano a bonificare gli importi ricevuti ad altre società del sodalizio ma, questa volta, con base nella Repubblica popolare cinese. I cittadini cinesi, ma di stanza nella ormai famosa e modaiola Chinatown milanese, provvedevano poi a far rientrare le somme in Italia e a distribuirle fra i vari consociati.
Non è la prima volta che accade nei tempi recenti. 
Già nel 2023 la Gdf di Bologna, sempre di concerto con il proprio reparto specializzato in criminalità organizzata, aveva svelato un fitto rapporto tra 'ndrangheta e criminalità cinese finalizzato al riciclaggio dei proventi del narcotraffico. 
In tempi oramai lontani, analisti e studiosi avevano già lanciato l’allarme, spesso inascoltato, sull’organizzazione criminale cinese che sempre di più aveva ricalcato modalità di organizzazione familistiche e impenetrabili del tutto assimilabili a quelle della nostra ‘Ndrangheta. 
Il Procuratore di Milano, Marcello Viola, lo scorso 11 febbraio in Consiglio Comunale a Milano avvalora questa che, quindi, oramai è molto più di una mera sensazione. 
Viola descrive una nuova mafia silente e mercatista che si è internazionalizzata e globalizzata. Altamente specializzata in tema di riciclaggio, soprattutto dei proventi del narcotraffico, che rimane attività principale, adottando metodi di tale raffinatezza e complessità da rendere difficili le ricostruzioni attraverso le indagini. La 'ndrangheta, ha sottolineato, ha accentuato la sua vocazione imprenditoriale a tal punto che si è reso necessario che la DDA milanese si occupi anche di tutta una serie di reati finanziari caratterizzati dall'aggravante dell'agevolazione mafiosa. 
In Lombardia, sottolinea sempre Viola, agiscono sia tutte le mafie italiane, in primis la 'Ndrangheta, sia quelle comunemente definite nuove mafie, intendendosi quelle composte principalmente da stranieri, con metodi del tutto assimilabili a quelli delle organizzazioni criminali di tipo mafioso. Quella cinese viene citata esplicitamente.  


19 gennaio 2025

Hydra: arriva l'ok della Cassazione, primi tre arresti eseguiti

Arriva l'ok della Cassazione.
Primi tre arresti per l’inchiesta Hydra (Nucleo investigativo dei carabinieri e Pm della Dda Alessandra Cerreti). Al centro l'alleanza tra camorra, 'ndrangheta e cosa nostra in Lombardia. Il cosiddetto Sistema. 
Una querelle durata più di un anno, con 11 arresti (nessuno per 416 bis) ad ottobre 2023 su 154 richiesti da parte della Pm. Quindi il ricorso della Dda su 79 posizioni, 41 quelle accolte dal riesame.
Infine la Cassazione ieri l'altro: Gioacchino Amico, preso a Terrasini e ora in cella a Palermo, Pietro Mannino, portato nel carcere di Busto Arsizio, Vincenzo Senese già detenuto a Lecce.
Aldilà del percorso della Giustizia che possiamo definire logico, ma paradossale, e su cui non mi soffermo, la novità clamorosa non riguarda l'alleanza tra le tre organizzazioni, ma la presenza di Cosa Nostra e Camorra.
Dieci anni fa la Boccassini aveva dichiarato alla Summer School della Statale che solo per la 'ndrangheta si poteva applicare a Milano e in Lombardia il 416 bis.
Non è più così. Almeno per ora. Cosa Nostra è dai tempi dell'omicidio in via Palmanova di Alfio Trovato che non viene indagata qui, dalle nostre parti, per associazione mafiosa. Alcuni, per esempio Giuseppe Nastasi e Liborio Pace, arrestati per altri reati (reati tributari) avevano l'aggravante di avere favorito Cosa Nostra e alcune sue famiglie (famiglia mafiosa di Pietraperzia, Enna)
Mentre per la Camorra non ricordo arresti legati a questa organizzazione per 416 bis a Milano o in Lombardia.  Né Massimiliano Batti, né Vincenzo Guida. 
Il 24 gennaio prossimo la Cassazione esaminerà la posizione di Paolo Errante Parrino. Radicato da anni ad Abbiategrasso, dove è stato costretto al soggiorno obbligato dopo una condanna per mafia negli anni novanta. Gli investigatori di Hydra lo descrivono come appartenente a Cosa Nostra legato alla famiglia di Matteo Messina Denaro, mandamento di Castelvetrano.